In Italia cresce l’attenzione verso l’equity crowdfunding e sempre più investitori stanno volgendo il loro impegno nello ‘scommettere’ su nuove startup per diversificare il proprio portafoglio; rilevando piccole partecipazioni azionarie di start up si possono ottenere, infatti, rendimenti interessanti e benefici fiscali. Merito della legge di bilancio che ha reso lo strumento più attraente, innalzando gli sgravi fiscali per chi investe in startup e Pmi innovative dal 30 al 40%, fino ad arrivare al 50% in caso di acquisizione totale del capitale sociale (a condizione che l’investimento sia mantenuto per tre anni). In particolare, gli incentivi valgono in caso di investimenti sia diretti che indiretti (fatti per esempio tramite organismi di investimento collettivo del risparmio e altre società). Quindi, su un investimento ad esempio di 1 milione, con l’aumento dell’aliquota al 40% si ha un risparmio fiscale massimo di 400mila euro annui, quasi la metà di quanto scommesso.

Facciamo però ora una piccola digressione su che cosa consista esattamente il crowdfunding e in quali tipologie si suddivida. L’Equity-based Crowdfunding è uno dei quattro modelli di Crowdfunding esistenti e il suo sviluppo è stato favorito, dopo la crisi finanziaria del 2008, dalla crescente difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese. Il modello Equity prevede che il finanziamento avvenga sotto forma di capitale di rischio: i finanziatori ottengono in cambio quote di partecipazione della società con diritti di tipo patrimoniale e amministrativo.

L’Italia è il primo Paese in Europa ad aver adottato una normativa specificamente dedicata all’equity crowdfunding e grazie al Regolamento CONSOB è il primo Paese al mondo ad essersi dotato di una normativa attuativa organica (anticipando la SEC negli Stati Uniti). Con l’aggiornamento del regolamento, pubblicato dalla stessa CONSOB nel gennaio 2018, le piattaforme autorizzate possono inoltre pubblicare campagne di raccolta di capitale di tutte le società offerenti qualificate come Piccole e Medie Imprese.

Ma vediamo i modelli. Esistono 4 tipologie di crowdfunding:

  • Donation-based: il modello Donation Crowdfunding è largamente utilizzato da enti ed organizzazioni no-profit che si rivolgono al pubblico affinché questo sostenga economicamente una causa sociale, etica o filantropica. Il donatore in tal caso non ottiene alcuna ricompensa materiale dal sostegno alla causa.
  • Reward-based: si tratta del modello maggiormente diffuso, in Italia e nel mondo, grazie alla sua capacità di remunerare, seppure in maniera simbolica, il supporter con ricompense emozionali o materiali normalmente di valore inferiore alla donazione. La declinazione di questo modello è in settori fortemente creativi e sperimentali come film, libri, album musicali, ma ad essere finanziate possono anche essere aziende che producono prodotti fisici e spesso chi investe in questi progetti riceve in cambio per primo il prodotto una volta pronto per il mercato.
  • Lending-based: l’evoluzione del crowdfunding ha portato anche alla nascita del prestito tra privati, anche definito peer-to-peer. Si tratta di un modello che consente a privati risparmiatori di prestare risorse monetarie a tassi di impiego ed utilizzo agevolati, senza dunque il ricorso ad intermediari tradizionali come le banche.
  • Equity-based: l’ultima frontiera in materia di crowdfunding è la declinazione delle logiche del finanziamento dal basso al capitale d’impresa. Nel modello Equity Crowdfunding, le Startup e le PMI innovative, potranno rivolgersi al pubblico per ottenere i capitali necessari all’avvio della loro attività imprenditoriale e in tal caso il sostenitore-finanziatore acquisisce titoli partecipativi al capitale d’impresa.

I numeri:

I numeri del crowdinvesting (la somma di equity e lending crowdfunding) italiano hanno segnato a fine giugno 2019 una crescita importante: la raccolta complessiva ha superato la soglia dei 500 milioni di euro e sono presenti 35 piattaforme dedicate e autorizzate all’incontro della domanda e dell’offerta, ovvero marketplace del settore del FinTech, espressamente concepite per favorire la raccolta di fondi. E per chi volesse diversificare il proprio portafoglio investendo su startup e PMI, è da segnalare, infine, che la CONSOB espone sul proprio sito la lista dei gestori autorizzati all’esercizio dell’attività. Prima di investire il proprio denaro sarebbe buona norma appurare se la piattaforma su cui operate è in questa lista.

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